
Può essere, la chimica verde, la risposta alla crisi dell’industria del nord ovest? Il dubbio legittimo quanto attuale – da dieci anni a questa parte- se lo pongono in tanti. Un dubbio per che molto tempo ha preso le sembianze di un auspicio che spesso non ha trovato reali risposte nei dati di fatto. Il Consorzio industriale provinciale di Sassari ha rilanciato il dubbio in cerca di percorsi, posto che la situazione attuale lasci spazio a diverse quanto interessanti analisi, ma a poche valutazioni reali.
E le valutazioni si fanno con i tecnici, con chi in prima linea sul campo – da coltivare- e con chi quei processi di produzione li organizza. E così in un dibattito aperto quanto franco, si sono confrontati l’Università di Sassari, Matrìca, le associazioni espressione dell’agricoltura -più in generale il sistema delle imprese- e i sindacati.
“Abbiamo fatto incontrare Matrìca, l’Università di Sassari, le associazioni degli agricoltori e le parti sociali perché si trovi una soluzione condivisa sulle coltivazioni non alimentari da destinare all’industria- dice il presidente del Cipss, Valerio Scanu-La chimica verde è un’attività strategica inserita nel Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale approvato da Regione e Governo centrale nel 2019 e per questo riteniamo si debba dar seguito agli interventi programmati.”
Dieci anni, dal cardo ai semi di girasole, passando per la colza. E con un punto fermo: il cardo non è funzionale rispetto agli obiettivi che ci si era preposti. Il girasole, sì. Ma tutto ruota attorno ad una serie di valutazioni e di accordi ancora da chiudere. Di fatto il nodo del confronto, una sorta di maxi brainstoring, è questo. Matrìca per quanto detto dai responsabili presenti al dibattito, riesce a spingere le sue linee di produzione fino al sessanta per cento delle loro possibilità. E questo è un fatto. Così come, lamentano le organizzazioni degli agricoltori, in questo territorio non sono mai state attuate azioni strategiche ed organiche che immaginassero la nascita di una filiera. Per un sistema di produzione che alimentasse i fabbisogni di materie prime necessarie per il funzionamento di Matrìca, presente all’incontro con i responsabili di logistica e di acquisizione delle risorse, Luca Baraccani e Massimiliano Medicina.
E in questo sistema si inserisce l’Università di Sassari -che al dibattito ha preso parte con il prorettore alla ricerca Giuseppe Pulina e il docente di agronomia, Luigi Ledda- che vuole giocare un ruolo, a carte scoperte, per sostenere sotto il profilo della ricerca, lo sviluppo delle produzioni. Che possano consentire margini per chi produce su entrambi i fronti. E questo è il nodo. Quello vero, la marginalità. Il profitto, legittimo peraltro.
Ci sono possibili variazioni sul tema, se come da più parti è stato espresso, quando ci sarà la volontà di collaborare comprendendo le rispettive posizioni che confluiscono in un obbiettivo comune. In sintesi, la chimica verde potrà trovare spazi futuri di crescita e sviluppo, rischiando però di non potersi appoggiare sulle produzioni locali. Almeno per ora.
“Il rafforzamento degli investimenti di Matrìca potrà favorire una filiera produttiva che passa dall’agricoltura alla piccola e media industria per la creazione di un distretto della chimica verde che questo territorio merita per competenze e capacità.” Ha concluso il presidente Scanu.